Fedro, Favole, Prologo

L’inventore di queste favole è Esopo, io le ho solo riordinate in versi. Questo libro ha due qualità: fa sorridere e aiuta, con i suo consigli, a migliorare lo stile di vita. Se qualcuno volesse rimproverarmi che parlino anche gli alberi e non solo gli animali, si ricordi che si tratta di favole inventate per gioco.

 

Fedro, Favole, I, 1

Un lupo e un agnello capitarono per caso allo stesso ruscello, spinti dalla sete. Il lupo stava più in alto, l’agnello molto più in basso. A un certo punto, il lupo brigante, incitato dalle fauci malvagie, cercò un pretesto per una lite e disse: “Perché mi sporchi l’acqua?!” L’agnello lanoso, timidamente rispose: “Ma com’è possibile ciò che mi rimproveri? L’acqua scorre prima da te e poi arriva alle mie labbra”. Allora quello, respinto dalla forza della verità: “Sei mesi fa mi hai insultato!”. E l’agnello: “Ma io… non ero ancora nato…” “Per Ercole! E allora sarà stato tuo padre!” E lo sbranò ingiustamente. Questa favola è stata scritta per colpa di quegli uomini che opprimono gli innocenti con delle scuse.

Fedro, Favole, I, 3

Un tempo Atene era fiorente grazie alle sue giuste leggi, ma l’eccessiva libertà creò disordine e ruppe ogni freno. Allora prese il potere il tiranno Pisistrato. Gli Ateniesi si lamentavano, non perché egli fosse crudele, ma perché non erano più abituati a un tale peso. Allora Esopo raccontò questa favoletta:

 “Delle rane, libere nella loro palude, chiesero a gran voce a Giove un re che ponesse un freno ai loro comportamenti sfrenati. Il padre degli dei sorrise e inviò nella palude un piccolo legno. Il tonfo che fece cadendo spaventò a morte le rane riportando l’ordine nella palude. Ma il nuovo re non faceva che stare fermo, così una rana, silenziosamente, sporse piano piano il capo fuori dall’acqua, osservò bene il legno e poi chiamò a raccolta tutte le altre. Quelle, ormai senza paura, facevano a gara a chi arrivava per prima, saltando una sopra all’altra, spingendo, urtandosi; finché non salirono urlando sopra il legno. Dopo averlo sporcato con le più orrende porcherie, inviarono ancora ambasciatori da Giove per chiedegli un nuovo re, visto che il primo era un buono a nulla. Allora Giove mandò una biscia d’acqua, che coi suoi denti aspri se le mangiò. Inutilmente cercavano di fuggire la morte o di gracidare, erano mute per il terrore. Di nascosto riescono a dare a Mercurio una richiesta d’aiuto per Giove, ma il Tonante rispose loro: ‘Non avete saputo stare sotto un re buono, ora ne sopporterete uno malvagio’. Così anche voi, cittadini – disse Esopo – sappiate stare sotto questo male, per non doverne sopportare uno peggiore”.

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