Abbiamo già visto alcuni cambiamenti importanti avvenuti nella società e nella politica romana a ridosso del I sec. a. C.: la grave crisi economica, i tentativi falliti dei Gracchi, la riforma degli eserciti, la personalizzazione della politica, lo scontro fra i signori della guerra, le riforme di Silla.

Un altro caso clamoroso che fa capire come le cose stessero cambiando, è il tentativo di colpo di Stato da parte di Lucio Sergio Catilina nel 62 a. C.

 

Catilina si candidò alle elezioni per il consolato nel 64 a. C., ma risultò sconfitto.

Riprovò l’anno successivo con un programma elettorale sensazionalistico: la cancellazione dei debiti.

Si capisce come la sua base elettorale fossero soprattutto i plebei e come i suoi più accaniti oppositori fossero sia i senatori che i cavalieri, insomma lo votava la povera gente, gli facevano opposizione le banche e gli istituti di credito.

La campagna elettorale fu ovviamente accesa, ma anche questa volta Catilina fu sconfitto.

Provò così a conquistare militarmente Roma, con un esercito di fortuna, ma fu sconfitto a Pistoia nel 62 a. C. ed egli stesso morì sul campo con la maggior parte dei suoi uomini.

 

Perché è importante quest’episodio?

Perché è un altro importante indizio di come ormai Roma fosse una Repubblica solo sul piano formale. Il potere non si acquistava con le elezioni, ma con le armi.

 

Ma il programma politico di Catilina avrebbe potuto avere successo?

Apparentemente la cancellazione dei debiti è un obiettivo sociale di alto rilievo, diciamo da comunismo estremo.

Eppure Catilina non perse le elezioni solo per l’ostilità dei gruppi di potere di quel tempo, ma anche perché cancellare i debiti significa distruggere un’economia e questo era chiaro a tutte le persone di buon senso.

Se un ministro dell’economia azzerasse tutti i mutui, staremmo meglio?

In verità no, perché le banche fallirebbero e con esse anche le imprese.

Infatti le aziende difficilmente investono soldi propri, richiedono anch’esse prestiti bancari esattamente come fanno i privati.

Ma se non esistessero più istituti creditizi, le imprese come andrebbero avanti?

Fallirebbero con conseguenze disastrose in termini occupazionali.

Il tentativo di Catilina era demagogico, tentava di far leva su quelle fasce sociali facilmente conquistabili con una proposta istintiva, ma non rispondeva veramente al problema della povertà, che nell’impero romano così come oggi, non si può risolvere tagliando qualche rata o eliminando qualche tassa, ma creando occupazione.

La gente non ha bisogno di azzerare i mutui, continuare a rimanere povera e indebitarsi nuovamente, ma di avere un lavoro dignitoso.

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