Tiberio e Caio Gracco, fratelli, di nobile famiglia, appartenevano a un’area di pensiero che oggi definiremmo sinistra progressista: proposero entrambi, a distanza di dieci anni uno dall’altro, in qualità di tribuni della plebe, la distribuzione gratuita di terre ai proletari, per permettere di ricreare in Italia il tessuto delle piccole e medie imprese agricole falcidiato dalla concorrenza dei latifondi.

 

Ma le terre?

Si sarebbe distribuito suolo pubblico (ager publicus).

Il problema arrivò proprio a questo punto.

Le famiglie senatorie, con la connivenza degli amministratori locali, erano da decenni implicate in una vicenda di malaffare: l’occupazione abusiva per l'appunto del suolo pubblico.

 

In teoria un’antica legge dei tempi di Romolo imponeva un limite massimo all’estensione del terreno posseduto da ciascun pater familias, ma nella realtà c’erano famiglie in possesso di più di 500 iugeri di terreno.

Prima di ridistribuire questi lotti, bisognava confiscarli a chi li deteneva in quel momento.

 

I senatori, com'era prevedibile, si opposero strenuamente.

In un tumulto scoppiato ad arte, Tiberio Gracco fu assassinato.

Dieci anni dopo il fratello Caio si fece uccidere da uno schiavo per non cadere nelle mani dei sicari.

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