Nel 58 a. C. Cesare ottenne il proconsolato della Gallia Cisalpina, cioè dell'attuale Italia del Nord dal Piemonte al Veneto.


In quell'anno una tribù di Helvetii tentò di emigrare
dalla Svizzera in Gallia (l'attuale Francia), attraversando il suolo italiano.


Cesare colse al volo l'opportunità, li assalì con le sue legioni e li costrinse a ritornare nei loro territori.
A questo punto, secondo la nostra unica fonte, cioè Cesare stesso, egli si rese conto che in Gallia c'era un situazione esplosiva: diverse tribù in lotta fra loro che proprio per la forte rivalità che le caratterizzava rischiavano di sconfinare in Italia e saccheggiare il nostro territorio.
Così, per evitare futuri atti di tipo terroristico, decise di pacificare quelle terre.
Insomma deliberò in autonomia una vasta operazione di peacekeeping internazionale secondo gli standard etici di quel tempo, cioè stroncando con la forza ogni forma di opposizione al suo governo.


Racconta lui stesso, ad es., che per mettere in chiaro chi comandava, fece tagliare la mano destra a tutti gli abitanti di una città che gli resisteva ostinatamente.
Nei dieci anni del suo proconsolato (cinque iniziali + cinque di proroga), in effetti Cesare portò la pax romana, cioè conquistò militarmente e assoggettò l'attuale Francia e Belgio, fece un'incursione in Germania e un'altra in Inghilterra.

 

C'è da dire che se i metodi di Cesare erano dittatoriali, tuttavia egli ebbe il merito di unificare culturalmente e linguisticamente regioni diverse fra di loro.


Forse l'Europa moderna non sarebbe possibile senza di lui.

Cesare e la guerra preventiva al terrori
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