Con Gaio Mario avviene un fatto di importanza epocale, tanto che già gli stessi contemporanei se ne rendevano conto e lo scrivevano nei libri di storia.

Gli eserciti non sono più costituiti da contadini – soldati, cioè da cittadini romani che si armano a proprie spese per compiere un servizio nei confronti dello Stato, ma vengono pagati direttamente dal generale col bottino di guerra e sono soldati di professione.

 

Senza capire questo passaggio non si capirebbe come siano scoppiate le guerre civili, fra Mario e Silla prima, Cesare e Pompeo dopo, e infine Ottaviano e Antonio.

Vediamo di capire come ci si è arrivati.

 

Le multinazionali romane gestivano affari in tutto il territorio dell’impero e in quelli limitrofi.

Affaristi romani erano presenti, ad es., in Numidia, regno alleato dei Romani già dal tempo della II guerra punica.

 

Il re di Numidia, Micipsa, morì lasciando due eredi al trono poco capaci, e un nipote scaltrissimo, Giugurta, che in breve tempo prenderà il potere.

Dopo aver ucciso il primo dei cugini, nel 112 a. C. Giugurta assedia la città di Cirta, uccide il secondo cugino e, per mettere in chiaro chi comanda, fa strage dei cavalieri romani presenti in città che avevano organizzato la resistenza contro di lui.

Il Senato di Roma non può fare a meno di dichiarargli la guerra, ma i generali inviati in Numidia non ottengono grandi successi.

Si mormorava che avessero intascato grosse mazzette da Giugurta e avessero chiuso più di un occhio per non compiere operazioni militari degne di questo nome.

 

Per dire la verità questi generali erano esponenti del senato, cioè di quella parte politica che non aveva nessun interesse a fare la guerra.

Il ceto veramente danneggiato era stato quello dei cavalieri e così, nel 108 a. C. essi decisero di candidare alle elezioni per il consolato un uomo di loro fiducia, Gaio Mario, un homo novus, come si diceva allora, cioè un uomo nella cui famiglia nessuno aveva mai ricoperto cariche di rango senatoriale.

Per usare termini moderni (tenuto conto delle differenze) si potrebbe dire che Mario veniva dalle file della borghesia e non da quelle della nobiltà.

Mario riuscì a vincere le elezioni, fu eletto console per il 107 e ottenne il comando della guerra in Numidia.

I senatori erano stati sconfitti, ma giocarono fino in fondo le loro carte: dissero che non c’erano risorse economiche sufficienti per armare un esercito.

Fu a questo punto che Mario si rivelò un abile politico: annunciò pubblicamente che avrebbe arruolato chiunque avesse voluto partire con lui e lo avrebbe pagato con il bottino di guerra.

Paga si diceva soldo, perciò da questo momento i militari verranno chiamati soldati, cioè letteralmente, quelli che ricevono una paga.

 

Con il suo esercito di volontari, più che mai determinati a vincere la guerra da cui dipendeva il loro stipendio, Mario sbarcò in Africa e ottenne i primi veri successi militari della campagna.

Tuttavia, Giugurta era molto abile e non si riusciva a catturarlo.

Così un ufficiale dello stato maggiore di Mario, quel Silla che poi gli farà la guerra e lo sconfiggerà, decise di giocare d’astuzia.[1]

Condusse una trattativa segreta con il suocero di Giugurtae se lo fece consegnare agli arresti.

Giugurta sarà poi condotto a Roma, dove sfilerà in catene nel corteo trionfale di Mario e verrà rinchiuso nel carcere Mamertino dove morirà infine strangolato.

Morto Giugurta, la guerra fu conclusa in fretta e i cavalieri poterono tornare a stipulare affari come prima.

 

Mario, ed è questa la novità fondamentale da avere chiara, pagò lui lo stipendio ai soldati che, dunque, erano fedeli a lui e non al senato o allo Stato.

 

L’altra grande novità a cui è legata la figura di Mario è il fatto che egli fu eletto console per bene sette volte, di cui cinque consecutive.

Come sappiamo, uno dei principi fondamentali della Repubblica romana fin dal suo inizio era stata l’annualità delle magistrature, i magistrati potevano restare in carica solo per un anno, né potevano ripresentarsi alle elezioni dopo averle vinte. Solo in occasioni straordinarie poteva essere concessa un proroga, e solo per un tempo limitato.

Era questa una della caratteristiche che differenziavano la Repubblica dalla Monarchia, dove il re esercitava i suoi poteri a vita.

Con Mario, dunque, inizia un processo di disgregamento della gestione democratica dello Stato:

  • 1.       l’esercito è fedele al comandante e non alla Repubblica
  • 2.       un politico particolarmente abile può farsi eleggere più volte alla massica carica governativa, il consolato.

 



[1] Tutte queste informazioni le ricaviamo dall’opera Bellum Iugurthinum, scritta dallo storico Sallustio.